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IL LIBRETTO DEGLI ANEDDOTI

Decimo LABERIO
( 106 a.C. – 43 a.C., Cavaliere latino e autore di mimi satirici)

Decimo Laberio, libero cavaliere romano, fu costretto da Giulio Cesare, ormai al potere a Roma, ad affrontare una sfida in teatro contro lo schiavo Publilio Siro. Per il cavaliere fu una vera ignominia, non tanto per la sconfitta, ma per il fatto di aver dovuto recitare in teatro.
In quella situazione umiliante, però, il Decimo Laberio scoccò una pesantre frecciata contro il dittatore dicendo in pubblico: - “Porro, quirites, libertatem perdimus … Necesse est multos timeat quem multi timent” (Ormai, o romani, abbiamo perduto la libertà! Però chi da molti è temuto, molti deve temere).
Sentendo queste parole, tutti gli spettatori si volsero verso Giulio Cesare.

Lucien LAMOUREUX
(16.9.1988 – 5.8.1970 – Politico francese)

Nel 1924, durante una seduta parlamentare, il deputato Lucien Lamoureux chiese la parola. Appena le fu concesso, egli si alzò in piedi, si concentro per qualche minuto e poi disse gravemente:
- Rinuncio alla parola!
Detto questo, si rimise a sedere.

Papa Leone XIII
(Gioacchino Pecci - Carpineto Romano , 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903)

Papa Leone XIII, prima di salire al soglio pontificio, fu nunzio apostolico in Belgio. Una sera, partecipando ad una cena di gala, gli capitò di sedersi vicino ad una signora molto bella che indossava un vestito un po' troppo scollato. Il futuro papa non le rivolse la parola per tutta la serata. A fine cena, quando ormai si era giunti al dolce, per non sembrare eccessivamente scortese, l’alto prelato rivolse qualche parola alla donna. Quando costei, stupita, gli chiese come mai avesse aspettato tanto tempo per parlarle, il monsignore rispose:
- Fu proprio quando udì la voce del signore, che Eva si accorse di essere nuda!

LISANDRO
( ca 450 a.C. - 395 a.C., Uomo politico e militare spartano)

Dionisio, tiranno di Siracusa, un giorno mandò a Lisandro due bellissime tuniche siciliane come dono per le sue figlie. Lisandro non le accettò, ma le rispedì al mittente dicendo:
- Ho paura che queste vesti le possano far apparire più brutte!.
(Plutarco – Vita di Lisandro)
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Una volta Lisandro fu inviato come ambasciatore presso Dioniso, tiranno di Siracusa. Questi, come già aveva fatto una volta in passato, ricevendone un rifiuto, gli inviò due vesti, invitandolo a scegliere quella che preferiva per portarla alla figlia. Lisandro le prese entrambe dicendo che solo la figlia avrebbe potuto decidere per il meglio.
(Plutarco – Vita di Lisandro).
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Un giorno Lisandro discuteva con gli Argivi sui confini del loro territorio. Poiché questi sostenevano di aver ragione rispetto agli Spartani, Lisandro mostro loro la spada e disse: - Chi meglio sa dominare con questa, meglio sa ragionare sui diritti dei confini.
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Un cittadino di Megara in un colloquio con Lisandro usava toni molto arditi. Lisandro molto freddamente gli rispose: - Senti straniero! I tuoi discorsi hanno bisogno di una città che li appoggi!
(Plutarco – Vita di Lisandro)
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LUCIO Elio Lamia
(Cortigiano dei Flavi – I Secolo d.C.)

Lucio Elio Lamia fu costretto a divorziare dalla moglie, Domizia Longina, del quale si era innamorato Domiziano e che poi la sposò. Quando Domiziano diventò imperatore, Lucio Elio Lamia fu messo a messo a morte per le sue battute di spirito, senza dubbio sospette nei confronti del sovrano, ma sicuramente vecchie e inoffensive
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Lucio Elio Lamia aveva sposato la bella Domizia Longina. Domiziano, il figlio dell’imperatore Vespasiano, si invaghì della donna e, per poterla sposare, li costrinse al divorzio. Tempo dopo, ad un tale che si complimentava con lui per la sua bella voce, Elio Lamia , riferendosi al sopruso subito, rispose: “Ho una bella voce perché pratico la continenza. (Svetonio – Vita dei Cesari)
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Dopo che Domiziano gli aveva tolto la moglie, Elio Lamia non si era più risposato. Poiché Tito, il fratello di Domiziano, lo esortava a contrarre un nuovo matrimonio, Elio Lamia riferendosi al torto subito per opera del fratello, rispose ironicamente: “Non è che vuoi sposarti anche tu?”
(Svetonio – Vita dei Cesari)
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Un giorno Domiziano lodava Lucio Elio Lamia per la bella voce di cui era dotato. Questi, alludendo al fatto che l’imperatore gli aveva sottratto la moglie, gli disse: - Più che la mia voce, dovresti apprezzare il mio silenzio”.

Luigi XI detto il Prudente - re di Francia
(Bourges, 3 luglio 1423 – Plessis-les-Tours, 30 agosto 1483)

Un giorno, mentre stava chiacchierando con alcuni suoi cortigiani, Luigi XI, re di Francia, si sentì pungere dal morso di un pidocchio. Il sovrano, però, non si adirò per il fastidio ricevuto, ma esclamò:
- Devo ringraziare questo piccolo animaletto  perché mi ha ricordato che un re è essere umano come tutti gli altri!

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Aristide - Giulio Cesare - Pericle - Temistocle - Tiberio - Vespasiano

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