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IL LIBRETTO DEGLI ANEDDOTI - Lettera A

Lucio ACCIO
(Tragediografo latino – 170 – 85 a.C.)

Accio, dovendosi recare in Asia, passò per Taranto e andò a far visita a Pacuvio, ormai avanzato in età avanzata ed afflitto da una malattia cronica. Questi, cortesemente, lo invitò a trattenersi alcuni giorni presso di lui; fu allora che Accio, richiestone, gli lesse la sua tragedia, l’Atreo. Si narra che Pacuvio dicesse di trovarvi, sì, sonorità e grandiosità, ma aveva l’impressione che lo stile fosse un po’ duro ed acerbo.
“E' proprio così – gli rispose Accio – e non me ne rincresce: spero, infatti, che sarà migliore quello che scriverò in seguito. Agli ingegni dicono che succede come alla frutta: quella che dapprima è dura ed acerba, diventa tenera e dolce; quella che invece fin dall’inizio è molle, non matura in seguito, ma marcisce.
(Gellio – Notti attiche)

ALCIBIADE
(Uomo politico greco del V secolo)

Si racconta che da piccolo, mentre un giorno giocava, Alcibiade si sentì spingere da u altro ragazzo. Per non cadere per terra, allora, si portò alla bocca il braccio del compagno che lo urtava e sembrava quasi che volesse mangiargli la mano. Quello lasciò subito la presa e gli disse:
- Alcibiade! Mordi come una donna!
- Non mordo come una donna, ma come un leone – gli rispose Alcibiade.
(Plutarco – Vita di Alcibiade)
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In una occasione, sempre da bambino, mentre giocava a dadi in una viuzza, dopo che Alcibiade aveva fatto il suo tiro, sopraggiunse un carro. Allora Alcibiade ingiunse al carrettiere di fermarsi per i dadi erano caduti proprio sulla strada. Poiché quello continuava ad avanzare, mentre gli altri ragazzi si disperdevano, Alcibiade si stese per terra davanti ai cavalli e disse:
- Adesso passa pure se vuoi!
Il carrettiere indietreggiò spaventato.
(Plutarco – Vita di Alcibiade)
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Alcibiade aveva un cane bellissimo che, per altro, aveva pagato moltissimo. Un giorno inopinatamente gli tagliò la bellissima coda. Agli amici che lo rimproveravano per quel gesto e, dicendosi pieni di compassione per il cane, lo criticavano per quel gesto, Alcibiade rispese ridendo:
- E’ proprio questo che voglio! Che gli ateniesi parlaino di questo fatto e non abbiano il tempo per dire nulla di più pesante sul mio conto.
(Plutarco – Vita di Alcibiade)
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Il giovane Alcibiade un giorno era impegnato in una accesa discussione con Pericle, ormai anziano, su come si dovesse governare una città. Ad un certo momento Pericle, che stava per avere la peggio, avvilito e deluso dal suo interlocutore, disse: Alcibiade, quando avevo la tua età parlavo proprio come te adesso. E Alcibiade: Pericle, come mi sarebbe piaciuto conoscerti quando eri al meglio di te!

ANASSAGORA di Clazomene
(filosofo greco – V secolo a.C.)

Il filosofo Anassagora era ormai giunto alla fine della sua esistenza mentre si trovava a Lampsaco, lontano dalla sua patria. I suoi amici, riuniti al suo capezzale, gli chiesero se, una volta morto, volesse essere seppellito a Clazomene, la sua patria.
- Non c’è nessun bisogno che voi facciate questo! – rispose il filosofo – La via per gli Inferi è sempre la stessa.
(Cicerone – Le Tuscolane)
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Anassagora, ormai vecchio e solo, giaceva avvolto nel suo mantello deciso a farsi morire d’inedia. Quando Pericle venne a sapere di questo, si precipitò da lui scongiurandolo in molti modi di desistere dal suo proposito. Pericle faceva questo pensando soprattutto alla perdita che egli stesso avrebbe subito se gli fosse venuto a mancare un tale appoggio al suo governo. 
Anassagora, allora, scoprendo il volto, gli disse:
-  Mio caro Pericle, persino quelli che hanno bisogno di una lucerna vi versano l’olio!
(Plutarco – Vita di Pericle)

Giulio ANDREOTTI
(nato a Roma il 14 gennaio 1919 - Giornalista, scrittore e uomo politico)

Andreotti, esponente di spicco della Democrazia Cristiana, sempre presente nel parlamento dal 1948, è stato 7 volte presidente del consiglio e 26 volte ministro in vai dicasteri. Il 1 giugno 1991 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo nomina Senatore a vita per “meriti in campo sociale e letterario”
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Il sempre arguto senatore a vita Giulio Andreotti una volta affermò che l’umiltà è una virtù meravigliosa. Subito dopo, però, ci tenne a precisare che l’umiltà non è affatto una virtù se la si mette in pratica durante la dichiarazione dei redditi

ARISTOTELE

Una volta Aristotele, il grande filosofo greco, si trovò a contatto con un tizio che lo inondò con un fiume di parole. Dopo molto ciarlare, quel logorroico chiese al filosofo se per caso tutte quelle chiacchiere lo avessero per caso offeso. Al che Aristotele, seraficamente, rispose:
- Ma no, per Zeus! Mentre tu parlavi, io badavo ad altro!
(Diogene Laerzio – Vita dei filosofi)

AUGUSTO
(Ottaviano Augusto - Imperatore romano)

Quando le legioni romane, comandate da Quintilio Varo, furono annientate dai Germani nella foresta di Teutoburgo, l’imperatore Augusto rimase talmente costernato che si lasciò crescere la barba e i capelli e di tanto in tanto batteva la testa contro le porte gridando: - Varo, Varo, ridammi le mie legioni! (Svetonio – Vite dei Cesari)
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Si narra che in punto di morte, l'imperatore Augusto si rivolse a coloro che lo stavano assistendo rivolgendo la formula con la quale in teatro si annunciava la fine dello spettacolo:
-  Acta est fabula! (la commedia è finita).
…. Detto questo, morì.
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Tra i commensali dell’imperatore Ottaviano Augusto c’erano spesso i poeti Virgilio e Orazio. Poiché Virgilio soffriva d’asma e Orazio di una fastidiosa infiammazione agli occhi, i due poeti spesso si lamentavano delle loro malattie. Un giorno stanco delle loro lagne, Ottaviano esclamò:
- Povero me, che mi ritrovo a vivere tra sospiri e lacrime.

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Aristide - Giulio Cesare - Pericle - Temistocle - Tiberio - Vespasiano

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