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L LIBRETTO DEGLI ANEDDOTI

Damocle
(Cortigiano di Dionigi il vecchio di Siracusa – (V-IV sec. aC)

Damocle, cortigiano di Dionigi, in più occasioni manifestava tutta la sua invidia per il tiranno che, a suo dire, viveva una vita felice. Dionigi volle dimostrargli che la vita di un tiranno è ben lungi dall’essere felice e scevra dai pericoli. Così un giorno lo invitò a pranzo e lo fece accomodare sul suo trono. Damocle era felice, ma dopo qualche minuto si accorse che sul suo capo pendeva una spada legata al soffitto da un crine di cavallo. Cominciò ad agitarsi e disse al tiranno: “Come posso mangiare tranquillamente se sul mio capo pende quella spada tenuta da un filo così sottile?”
- Questa è la vita del tiranno! Sul suo capo pende sempre una spada.

Georges Jacques DANTON
(Arcis-sur-Aube, 26 ottobre 1759 – Parigi, 5 aprile 1794, Rivoluzionario Francese)

Mentre era condotto al patibolo per essere ghigliottinato, il rivoluzionario francese Georges Jacques Danton passò sotto la casa di Massimiliano Robespierre, ex compagno di rivoluzione ed ora responsabile della sua condanna a morte.
Arrivato sotto la casa di quello, rivolgendosi a lui gridò:
- Mi seguirai presto!
Fu buon profeta. Era il 5 aprile 1794 … il 28 luglio dello stesso anno, anche Robespierre salì sul patibolo e fu ghigliottinato.

Charles De Gaulle

Durante un’intervista, il militare ed uomo politico Charles De Gaulle confidò ad un giornalista:
- Io rispetto solo coloro che mi osteggiano … il fatto è che purtroppo non li posso sopportare!

Democrito
(filosofo greco – ca 460 – 360 a,C.)

Un giorno il grande filosofo greco Democrito incontrò un giovane il quale millantava una smisurata sapienza dovuta, a suo dire, al fatto di conoscere molte persone sapienti.
A lui Democrito replicò semplicemente:
- Anch’io conosco molti ricchi; non per questo sono diventato ricco.

Diogene il Cinico
(Sinope, 412 a.C. ca. – Corinto, 10 giugno 323 a.C. - filosofo greco)

Diogene il cinico aveva espresso il desiderio che, una volta morto, il suo corpo fosse gettato via, senza sepoltura.
- Vuoi forse rimanere esposto alle belve ed agli uccelli? – gli chiesero allora gli amici.
- Certo che no! – rispose il filosofo – Mettetemi accanto un bastone affinché io li possa cacciare via!
- Ma come potrai fare questo se sarai morto e non sentirai più niente? – protestarono gli amici.
- Perché allora dovrei preoccuparmi di essere dilaniato dagli uccelli e dalle belve se non sentirò più niente? – concluse il filosofo. (Cicerone – Le Tuscolane)
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Diogene, detto il cinico, una volta se ne andava in giro per le strade di Atene portando con se una lanterna accesa, nonostante fosse pieno giorno. Ad un tizio che gli chiedeva il motivo del suo comportamento, il filosofo rispose:
- Cerco l’uomo!
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Il filosofo Diogene non solo era contrario ad ogni lusso, ma evitava di utilizzare e di possedere tutto ciò che non era strettamente necessario. Per questo motivo era detto cinico (cane). Fedele ai suoi principi, egli viveva in una botte ed unico suo utensile era una ciotola di legno con la quale prendeva l’acqua per bere. Un giorno, mentre passeggiava per la città, vide un bambino che, per bere, prendeva acqua da una fontana utilizzando solo le mani.
Così, ritenendola un inutile lusso, Diogene gettò via la sua ciotola.
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Quando Alessandro Magno giunse ad Atene, tutti andarono ad ossequiarlo, eccetto Diogene il Cinico. Fu così che, ritenendolo degno di stima, il re macedone decise di andare a fargli visita. Lo trovò seduto dentro la botte. Parandosi davanti a lui, Alessandro Magno gli disse:
- Chiedimi tutto quello che desideri e lo avrai!
- Togliti dal sole, che mi stai facendo ombra – rispose Diogene, cui niente serviva.
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Un giorno Diogene il cinico camminava nei pressi di un fiume. Ad un tratto una donna cadde in acqua e stava per essere travolta dalla piena. mentre tutti si affannavano per cercare di tirare in salvo la poveretta, Diogene si limitò a dire con il suo solito cinismo:
- Ecco un malanno portato via da un altro malanno.
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Una volta il filosofo Diogene stava cenando con un piatto di lenticchie. Per caso lo vide Aristippo, filosofo che trascorreva la vita negli agi, trascorrendo i suoi giorni a corte e adulando il re. Disse Aristippo:
- Caro Diogene, se tu imparassi ad essere ossequioso con il re, non saresti costretto a dover vivere mangiando robaccia come quelle lenticchie.
Al che Diogene gli rispose:
- E se tu avessi imparato a vivere mangiando lenticchie, ora non saresti costretto ad adulare il re.
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Alessandro Magno in persona andò da Diogene e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini, egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello:
- Scostati un poco dal sole!
A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d'animo di quell'uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse:
- Se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene".
(Plutarco, Vite Parallele, Alessandro)
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Alessandro Magno, per prendere in giro il filosofo Diogene, detto il cinico per i suoi comportamenti da “cane”, un giorno gli inviò in regalo un vassoio pieno di ossi. Diogene li accettò senza scomporsi e, nel congedare colui che gli avevo portato il regalo, disse di riferire al sovrano che:
- Il cibo è degno di un cane, ma il regalo non è degno di un re!
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Si dice che Diogene il cinico aveva uno schiavo di nome Mane. Un giorno quest’ultimo se ne scappò. Il filosofo, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non ritenne di fare qualcosa per riportarlo indietro. Quando un tizio gli indicò dove si trovava lo schiavo fuggiasco, Diogene, senza scomposi, gli rispose:
- E’ vergognoso che Mane può vivere senza Diogene e Diogene non può vivere senza Mane!
(Aneddoto riportato da Seneca)
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Quando Mane, il suo unico schiavo, se ne scappò, Diogene non fece una piega, ma si limitò a dire:
- O fortuna, adesso occupati degli affari tuoi. Ormai di Diogene non c’è più nulla che ti appartiene. Mi è scappato lo schiavo,, anzi … me ne sono andato via io … libero!
(Aneddoto riportato da Seneca)
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Per una serie di circostanze a lui sfavorevoli, Diogene il cinico fu fatto schiavo. Quando seppe che i suoi familiari si stavano dando da fare per riscattarlo dalla schiavitù, il filosofo esclamò:
- Io schiavo? In verità è schiavo il mio padrone che mi deve dar da mangiare!

Domiziano
(Imperatore romano)

Nei primi anni di regno, l’imperatore Domiziano aveva preso l’abitudine di trascorrere qualche ora al giorno chiuso da solo in una stanza per dedicarsi ad uno dei suoi passatempi preferiti: infilzare le mosche con uno stiletto acutissimo. Ad un tizio che gli chiese se c’era qualcuno con l’imperatore, Vibio Crispo rispose spiritosamente: “No! Neppure una mosca”. (Svetonio – Vita dei Cesari)
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Un giorno l’imperatore Domiziano convocò d’urgenza il Senato per discutere di gravi questioni di Stato. I senatori, ovviamente molto agitati e preoccupati, accorsero subito. L’imperatore si presentò accompagnato da due schiavi che portavano un pacco abbastanza voluminoso. Quando fu aperto, i senatori videro che conteneva un grosso pesce.
Domiziano, con aria molto seria, si rivolse ai presenti in questo modo: “Ecco il mio cruccio! Come bisogna cucinarlo?”
Poiché quel giorno era il primo di aprile, la tradizione ritiene che da quell’episodio sia nato il “pesce di aprile”.

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