Perche' P

Da Cap2.

IL LIBRETTO DEI PERCHE'

Alcuni modi di dire o di fare hanno origine molto lontana, spesse volte strana, a volte curiosa, a volte incredibile. Quante volte ci siamo chiesti: Perchè si dice? Perchè si fa?
Vediamo i perchè riguardanti le parole con la lettera "P".


Pagadebiti - L’ottimo vino bianco romagnolo “paga debiti” si chiama così perchè il vitigno da cui esso si ricava fruttifica molto e gli acini della sue uve sono molto resistenti anche alle più avverse condizioni climatiche. Per questo motivo perfino nelle annate più avverse esso consentiva sempre un raccolto abbastanza generoso che consentiva di pagare i debiti contratti durante l’anno passato.
Pagano (Essere pagano) - Chi non praticava la religione cristiana ormai dominante era detto pagano cioè abitante in un “pagus” (piccolo villaggio rurale). Questo perché il cristianesimo si era diffuso rapidamente nei centri urbani e con difficoltà nelle campagne che rimanevano nella maggior parte legate alla vecchia religione. Per questo motivo “paganus” (abitante del pagus”) cominciò a designare chi praticava gli antichi culti.
Palazzo Madama – Il “Palazzo Madama”, la sede del Senato, si chiama così perché in esso vi abitò Margherita d’Austria (moglie di Alessandro de’ Medici e poi di Ottavio Farnese) che era detta “Madama d’Austria”.
Paparazzo - Un fotografo di avvenimenti mondani è detto paparazzo perché “Paparazzo” è il cognome di un fotografo nel film “La dolce vita” di Fellini.
Papavero (Alti papaveri) - Quando si parla in senso negativo di alte personalità, spesso si usa il sinonimo di “alti papaveri”. L’uso deriva da un passo dello storico latino Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.) il quale narra che Tarquinio il Superbo, per spiegare al figlio che doveva sbarazzarsi delle personalità più potenti della città in cui si trovava, lo condusse in giardino e decapitò con un bastone tutti i papaveri che emergevano dall’erba.

Indice

Paperoga

Perchè Paperoga, il personaggio dei fumetti cugino di Paperino, si chiama proprio Paperoga? Egli deve il suo nome ad uno dei suoi hobby preferiti: lo yoga. Paperoga, infatti, è la contrazione di Papero e yoga.

Pappardelle

Il nome “pappardelle”, gustoso tipo di pasta all’uovo, deriva dal verbo “pappare” ossia mangiare, che nel dialetto toscano corrisponde al consumare un cibo con gioia e piacere quasi infantili.

Partenope

Napoli un tempo si chiamava Partenope dal nome di una delle sirene che si uccise con le sorelle perché avevano creduto che Ulisse fosse stato insensibile al loro canto.
Il corpo di Partenope, fu portato dalle onde fino alla foce del Sebeto, il fiume dove poi era sorta Napoli

Pasta all’amatriciana

La gustosa pasta all’amatriciana i cui ingredienti sono cipolla, guanciale e pecorino, prende il nome da Amatrice (Rieti), la cittadina in cui fu inventata la ricetta.

Pasta alla carbonara

La pasta "alla carbonara" (con pancetta, pecorino e uova) è chiamata così perché era la pasta che un tempo mangiavano i contadini laziali che andavano sugli Appennini per fare il carbone con la legna.
Originariamente si preparava con il tipo di pasta chiamata "penne".

Pasta alla gricia

La “pasta alla gricia” (detta anche “alla griscia”) è così chiamata perché è originaria di Grisciano, un antico centro pastorale sabino (oggi frazione di Accumoli, in provincia di Rieti).

Pasta alla puttanesca - La pasta alla puttanesca fu chiamata così a Napoli agli inizi del Ventesimo Secolo perché le prostitute dei Quartieri Spagnoli erano solite offrire ai clienti un po’ pasta con il particolare condimento che la contraddistingue (appunto alla puttanesca) cui aggiungevano un peperoncino, considerato dotato di poteri afrodisiaci.
Patrasso (Andare a Patrasso) - Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, l'espressione "andare a Patrasso" per indicare "andare a rotoli" o "morire", non ha niente a che vedere con la cittadina greca di Patrasso.
In questo caso "a Patrasso" e la corruzione di "ad patres" (antenati), cioè raggiungere gli antenati (che ovviamente sono morti).

Patata (spirito di patata) - Per indicare una battuta non riuscita, si usa dire: è uno spirito di patata! Questo modo di dire è dovuto al fatto che dalle patate si ricava un alcool che si usa per preparare bevande ritenute poco rinomate … proprio uno spirito di patata!

Pecora nera - Perché una persona che si distingue in negativo è detta pecora nera? Molto probabilmente l'appellativo è dovuto al fatto che le pecore con il vello nero non sono ben accette in quanto la loro lana è difficile da colorare, appunto perché nera. Non è da escludere naturalmente la componente superstiziosa abbinata al nero che portata sfortuna (come i gatti neri).
Pergamena - La pergamena (pelle animale conciata usata nell'antichità come materiale scrittorio pregiato e durevole) si chiama così perché anticamente nella città di Pergamo (nell’odierna Turchia) era fiorente la produzione di tale materiale.

Pesce d'aprile - Perché il primo di aprile si fa il "pesce d'aprile"? La tradizione di fare scherzi il primo di aprile, da alcuni, è fatta risalire all’imperatore Domiziano, protagonista di questo divertente aneddoto.
Un giorno l’imperatore Domiziano convocò d’urgenza il Senato per discutere di gravi questioni di Stato. I senatori, ovviamente molto agitati e preoccupati, accorsero subito. L’imperatore si presentò accompagnato da due schiavi che portavano un pacco abbastanza voluminoso. Quando fu aperto, i senatori videro che conteneva un grosso pesce.
Domiziano, con aria molto seria e preoccupata, si rivolse ai presenti in questo modo: “Ecco il mio cruccio! Come bisogna cucinarlo?”
Quel giorno era il primo di aprile ... e Domiziano aveva fatto un ... pesce d'aprile!

Pezzo da novanta

Una persona importante è detta “Pezzo da novanta” perché nella Seconda Guerra Mondiale il “pezzo da novanta” era un cannone di calibro elevato, quindi un pezzo grosso dell’artiglieria e con lo stesso termine si suole definire un “pezzo grosso” della società.

Piantare in asso - L’espressione piantare in asso deriva da un episodio della mitologia greca. Teseo, tornando da Creta dopo aver ucciso il Minotauro, si fermò sull’isola di Nasso con Arianna, figlia di Minosse che l’aveva aiutato nell’impresa. Quando ripartì, però, l’eroe non portò la fanciulla con se, ma la lasciò lì, a Nasso. Praticamente la ... "piantò in Nasso” che si trasformò in “piantare in asso”.

Piantare un chiodo

L’espressione “piantare un chiodo” nel senso di indebitarsi deriva da una pratica dell’antica Roma la quale prevedeva che quando una persona che aveva ricevuto in prestito una somma era insolvente, sulla sua porta di casa si conficcava un chiodo e lo si toglieva solo quando aveva pagato il suo debito.

Pillola (indorare la pillola)

Per rendere una notizia meno amara, si dice “indorare la pillola” perché un tempo le pillole medicinali erano ricoperte di uno strato di liquirizia dorata.

Pipistrelli

Vi siete mai chiesto come mai i pipistrelli dormono a testa in giù?
Il motivo è molto semplice: i pipistrelli dormono a testa in giù perché i loro arti inferiori sono troppo fragili per sostenere il peso del corpo. Per riposare, allora, si agganciano ai sostegni con gli artigli.

Pittima (essere una pittima)

Una persona appiccicosa, asfissiante e noiosa è definita pittima.
Questo perché nelle repubbliche marinare di Venezia e Genova con il termine pittima si definiva una persona pagata dai creditori per seguire costantemente i propri debitori divenendo di fatto una sorta di esattore con il compito particolare di ricordare al moroso che aveva un debito da saldare e ricevendo in compenso una percentuale sul debito riscosso. La pittima poteva non solo pedinare il debitore, ma poteva gridare ad alta voce la morosità dello stesso mettendolo ovviamente in imbarazzo.

Pive nel sacco (Tornare con le pive nel sacco) - L'espressione "tornare con le pive nel sacco" per indicare un insuccesso, è abbinata all'esercito scozzese. Quando esso avanzava, i suonatori di cornamuse davano fiato al loro strumento per incitare i soldati. A battaglia finita, se c'era stata una vittoria, ritornando al campo, essi suonavano per annunciare e festeggiare il successo ottenuto.
Se, al contrario, la battaglia si era conclusa con una disfatta, i suonatori riponevano le cornamuse nel loro contenitore (che era appunto una specie di sacco) anche e soprattutto per poter fuggire con più velocità ai nemici che li inseguivano.
Praticamente "ritornavano con le pive nel sacco".

Pollaiolo - Pollaiolo è il nome con il quale è conosciuto il grande artista Antonio Benci (Firenze, 1431 circa – Roma, 4 febbraio 1498), famoso come orafo, pittore e scultore.
Egli fu chiamato “Pollaiolo” perché suo padre esercitava l’attività di pollivendolo.
Polmonaria - La polmonaria, una pianta della famiglia delle Boraginacee (nome scientifico Pulmonaria officinalis) si chiama così perché un tempo la si riteneva medicamentosa per le malattie polmonari.
Polpo alla luciana - Il polpo alla luciana, il classico piatto di pesce della cucina napoletana, si chiama così perché era preparato dai Luciani (gli abitanti di Santa Lucia, il borgo marinaro più antico di Napoli) che erano ritenuti sia i migliori pescatori di polpi sia i più bravi a cucinarli.

Ponte Mammolo - Il ponte Mammolo, che si trova a Roma sul fiume Aniene al quarto miglio della via Tiburtina, si chiama così in onore di Giulia Mamea, madre dell’imperatore Alessandro Severo (III secolo) che fece restaurare la primitiva costruzione.

Predicare bene e razzolare male - Il detto “predicare bene e razzolare male” per dire che qualcuno è bravo nel parlare, ma poi il suo comportamento lascia a desiderare, è ispirato al gallo.
Questo animale, infatti, canta benissimo, ma, a differenza delle galline, raspa il terreno molto di rado.

Primo acchito - Perché si usa dire di “primo acchito” nel senso di “primo tentativo” o al “primo colpo”? Per analogia al gioco del biliardo dove “acchito” è la posizione della palla o del pallino all’inizio del gioco.

Pullman - I moderni torpedoni per turisti si chiamano pullman in onore dell’inventore americano George Pullman che nel 1864 sviluppò un vagone letto ferroviario che era più confortevole di quelli esistenti.

Puntini (Mettere i puntini sulle “i”) - Quando si specifica una cosa senza lasciare spazio a dubbi o a incertezze si dice “mettere i puntini sulle i”.
Infatti in origine la lettera "i" era scritta senza alcun puntino sopra. Con il passare del tempo il puntino fu aggiunto per meglio distinguere questa lettera da altri segni verticali.
Si era deciso, in pratica, di "mettere i puntini sulle i".


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