Castagneto

Da Cap2.

CASTAGNETO
ovvero
il feudo dei DENZA

Lasciate alle spalle le ultime case di Borgo Valle, diretti verso Salitto, dopo un centinaio di metri si arriva ad un bivio.
Svoltando a destra troviamo un sentiero che, attraverso i boschi, porta al Convento; esso, poi, diventerà un trivio che porta a Valle (costeggiando un piccolo oliveto chiamato ‘o luv’tièllo”), sulla strada provinciale SP29 (attraverso l’uliveto di Troncito) e ad Ariano (spuntando “ncoppa ‘o mulino”). Dallo stesso viottolo, salendo la collina, un tempo si andava al Castello, si portavano le pecore al pascolo e si andava per “far legna”.

Andando a sinistra, dopo una decina di metri, si incontrano le prime case di Castagneto, il piccolo borgo che deve il proprio nome ai numerosi castagni che lo circondavano.

Castagneto è la più piccola delle borgate che costituiscono la frazione di Salitto. Nel censimento effettuato dagli alunni della scuola elementare di Borgo Valle nel 1968, questa borgata risultò abitata da solo 21 persone, mentre appena quattro erano i bambini che frequentavano la predetta scuola. Nello stesso tempo, però, Castagneto aveva un frantoio dove i contadini, che trovano scomodo recarsi a Salitto o in luoghi ancora più lontani, potevano macinare le ulive dei propri uliveti. È doveroso, a tal proposito, ricordare che allora il mezzo agricolo più diffuso era ancora il buon asinello.
A dispetto delle piccole dimensioni, però, Castagneto è ricca di storia al punto che, parafrasando il grande Catone il Censore, non è sbagliato affermare che “IN CASTANETI IMPERIO PAENE OMNIS OLIBANUS FUIT” (“un tempo tutta Olevano sul Tusciano fu sotto il potere di Castagneto”) ed i destini di Olevano si decidevano proprio in questa borgata. Qui, infatti, nel palazzo di famiglia, risiedeva un ramo della nobile casata Denza. Nel 1614 un esponente di questa famiglia, don Scipione Denza, acquistò, da Giovanni Battista Scaraggio, il feudo di Olevano di Olevano sul Tusciano per 14.000 ducati. Il feudo, però, non rimase per molto nelle mani dei Denza. Morto don Scipione (3.3.1616), infatti, suo figlio don Cesare nel 1623 vendette il feudo alla famiglia Moscati. In virtù del matrimonio di Antonio Moscati con Giovanna, figlia (forse unigenita) di don Cesare Denza, la famiglia Moscati poi entrò in possesso anche di molti beni appartenuti ai Denza. Il palazzo di Castagneto, però, rimase alla casata Denza e, di conseguenza, i Moscati furono costretti a costruirsi un altro palazzo.
Esaurito il momento magico, per Castagneto restò la realtà di una borgata molto piccola, senza una scuola (come già detto i bambini si recavano alla scuola di Valle) e senza negozi (per fare la spesa bisognava recarsi nella vicina borgata di Busolino) e senza chiesa (per le funzioni religiose bisognava recarsi nelle borgate vicine di Busolino o di Valle).
La mancanza di chiese, peraltro, è una peculiarità non posta in risalto neppure dagli storici olevanesi più attenti: Castagneto è l’unica borgata di tutta Olevano a non avere una chiesa o almeno un rudere di chiesa. Questo fatto, in un comune che di chiese ne ha avute e ne ha ancora tante, è davvero strano, quasi inspiegabile.

Anche a Castagneto il terremoto del 1980 produsse non pochi danni; oggi, in ogni modo molte case sono state ricostruire ex novo nella speranza che servano a dare nuova vita e rinverdire antichi splendori.

(di Capone Fernando)


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