Vespasiano

Da Cap2.
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IL LIBRETTO DEGLI ANEDDOTI
 
  
VESPASIANO
 
(Tito Flavio Vespasiano – Imperatore romano 68 – 79. Iniziò la dinastia dei Flavi)
 
 
L’imperatore Vespasiano era dotato di uno spirito spesso cinico e grossolano. Una volta, al figlio Tito, che lo criticava per aver imposto una tassa sulle orine, Vespasiano mostrò una moneta proveniente da quelle riscosse dalla suddetta tassa e gli chiese:
 
- Dimmi, per caso questa moneta forse puzza?
 
- No! – rispose il figlio.
 
Eppure è stata guadagnata con la tassa sulle orine! – concluse l’imperatore.
 
(Svetonio)
 
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Una volta l’imperatore Vespasiano cedette alle “insistenze” di una donna che si diceva pazzamente innamorata di lui. Come ricompensa per le sue “prestazioni”, l’imperatore le regalò 400.000 sesterzi (che corrispondeva al capitale necessario per essere cavalieri – NdA).
 
Al suo segretario, che gli chiedeva come volesse che fosse “giustificata” la spesa nei libri contabili, Vespasiano ordinò di scrivere:
 
- Per l’amore ispirato da Vespasiano!
 
(Svetonio – Vita dei Cesari)
 
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L’imperatore Vespasiano sopportava le libertà che si prendevano i suoi amici, le allusioni degli avvocati e le maldicenze dei filosofi. In particolare un certo Licinio Muciano, avendo fatto dei servizi all’imperatore, si sentiva autorizzato a prendersi ogni genere di libertà nei suoi confronti. Vespasiano, però, non lo rimproverò mai … Un giorno che si trovava a lamentarsi di Licinio con un comune amico, l’imperatore concluse dicendo: In fondo sono un uomo anche io! (Svetonio – Vite dei Cesari)
 
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Poiché il figlio Domiziano, dimostrando già il  suo carattere di futuro despota, in una sola giornata aveva distribuito più di venti incarichi sia urbani sia peregrini, Vespasiano disse:
 
- Mi meraviglio che non abbia mandato un sostituto anche a me!;
 
(Svetonio – Vita dei Cesari)
 
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Anche sul letto di morte l’imperatore Vespasiano non perse il suo spirito ironico. Poco prima di morire, riferendosi alla consuetudine di divinizzare gli imperatori dopo la morte, rivolto ai familiari ed amici che lo assistevano, esclamò:
 
- Vae, puto deus fio! (Povero me! Credo che fra poco diventerò un dio!
 
(Svetonio – Vita dei Cesari)
 
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Vespasiano giaceva nel letto ammalato. Prossimo alla morte per un improvviso attacco di diarrea che aveva aggravato la sua malattia, egli cercò di alzarsi dal suo giaciglio. Agli amici e parenti, che gli sconsigliavano di fare ciò perché avrebbe aggravato la sua situazione, disse:
 
- Lasciatemi fare! Un imperatore deve morire in piedi.
 
E mentre faceva l’ultimo sforzo per alzarsi, morì tra le braccia di quelli che lo sostenevano.
 
(Svetonio – Vita dei Cesari)
 
 
 
 
 
 
 
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