La Poesia

Da Cap2.

CIVILTÀ E LETTERATURA LATINA


PARTE SECONDA - IL PERIODO CLASSICO (78 a.C. – 14 d.C.)


Indice

CAPITOLO 3 – LA POESIA

I POETI NEOTEROI

Poeti neoteroi era l’appellativo dato in senso spregiativo da Cicerone (con l'equivalente latino di poetae novi) ad una scuola di poeti sorta a Roma nel I secolo a.C.. Contrapponendosi all'antica, tradizionale poesia latina delle grandi composizioni epiche, i neoteroi s'ispirarono alla lirica ellenistica, con brevi carmi fortemente personali, spesso amorosi, elaborati in forme raffinate e impreziositi da notazioni erudite. Legati da reciproca amicizia rafforzata dall'origine comune (provenivano quasi tutti dalla Gallia Cisalpina), cultori di un raffinato edonismo, i neoteroi costituirono un cenacolo molto esclusivo, ansioso di evadere dall'urto delle passioni politiche nel culto di una rinnovata poesia. Maestro della scuola è considerato Publio Valerio Catone, ma il massimo esponente è senza dubbio Catullo. Sono, inoltre, da ricordare Licinio Calvo, Elvio Cinna, Marco Furio Bibaculo, Ticida, Quinto Cornificio.

LEVIO (Sec. II - I a.C.)

Questo poeta non fece parte della scuola neoterica, ma può esserne considerato come il precursore. Egli, infatti, fu autore di epilli, raccolti con il titolo di Erotopaegnìa (Scherzi d’amore), caratterizzati da elementi mitici ed erotici, sperimentalismo linguistico e ricercatezza formale che influenzarono la scuola neoterica.
Della sua opera, purtroppo, non restano che pochi frammenti.

Publio Terenzio VARRÓNE ATACINO (Sec. I a.C.)

Pùblio Terenzio Varrone Atacino nacque nell’82 a.C. ad Atax (da cui il soprannome Atacino) un piccolo paese sul fiume omonimo nella Gallia Narbonese. Trasferitosi a Roma, fece parte del circolo poetico dei neoteroi.
Da San Girolamo sappiamo che, all’età di 35 anni, Varrone Atacino si dedicò allo studio delle lettere greche; questa notizia ci è confermata o, almeno, confortata, dalla produzione di opere che si rifanno alla letteratura ellenica.
La produzione poetica di Varrone Atacino (di cui ci rimangono solo frammenti) fu piuttosto varia: un poema epico di carattere tradizionale, il “Bellum Sequanicum”, sulla guerra di Giulio Cesare contro Ariovisto, scritto probabilmente prima della sua adesione al circolo neoterico; un poemetto erudito di geografia (“Chorographia”); le elegie raccolte sotto il nome di “Leucadia”, il nome della donna amata, e una traduzione delle Argonautiche di Apollonio Rodio.
Varrone Atacino si dedicò, pur senza particolare successo, anche alla poesia satirica, in questo influenzato, forse, da Valerio Catone.

Gaio Elvio CINNA (sec. I a. C.)

Gàio Élvio Cinna era originario della Gallia Cisalpina, come Catullo di cui fu amico. Verso il 70 a.C. condusse prigioniero a Roma Partenio di Nicea, poeta elegiaco greco, che influenzò moltissimo sia lui sia gli altri poeti neoteroi. Con l’amico Catullo seguì il pretore Gaio Memmio in Bitinia nel 57. Scrisse un Propempti con per Asinio Pollione in partenza per la Grecia nel 56 a.C.. Molte lodi ebbe il suo epillio Zmyrna, sul mito dell'amore di Mirra per il padre Cinira, scritto alla maniera degli alessandrini, che fu molto ammirato da Catullo. Entrambe le opere, che sono tra le più significative della produzione neoterica, sono purtroppo andate perdute.
Da alcuni storici, Gaio Elvio Cinna è identificato col tribuno dello stesso nome, ucciso nel 44 a.C., nei torbidi seguiti all'assassinio di Giulio Cesare.

Marco Furio BIBACULO (103 a.C. - ?)

Il poeta neoterico Marco Furio Bibaculo nacque a Cremona nel 103 a.C.. Questo data di nascita, fornitaci da San Girolamo, agli storici sembra, però, troppo alta e quindi considerata frutto di errore. Il motivo per cui la data del 103 a.C. è considerata errata è che, poiché Bibaculo fece parte del circolo dei neoteroi (forse è da identificare con il Furio del carme 11 di Catullo), la sua nascita dovrebbe essere spostato di 20-30 anni avanti, divenendo, così, coetaneo di tutti gli altri poeti del circolo.
Incerta è la data della sua morte.
Bibaculo fu autore di epigrammi su Publio Valerio Catone, suo intimo amico (ce ne restano due), e di invettive contro Giulio Cesare e Ottaviano, i quali, dall’alto della loro potenza, non si curarono affatto del poeta.
A Bibaculo è attribuito anche “Lucubrationes”, una raccolta di facezie ed aneddoti in prosa; “Annales” o “Pragmatica belli gallici”, un poema epico-storico sulle campagne di Giulio Cesare ed “Aethiopis”, un poema mitologico. Tutte queste opere, però, sono andate perdute.
Alcuni storici sostengono la tesi che siamo in presenza di due diversi autori: un Bibaculo poeta neoterico ed un Bibaculo poeta epico. In questo caso il poeta epico dovrebbe identificarsi con Furio Anziate. C’è da tener presente, però, che non è da escludere l’unicità del personaggio perché vari autori si cimentarono in generi diversi, come, ad esempio, Ortensio Ortalo e Varrone Atacino.

LICÌNIO CALVO (82 – 47 a.C.)

Gaio Licinio Calvo fu oratore e poeta. La sua oratoria seguiva l’indirizzo attico ed era molto elegante. Licinio Calvo, infatti, fu a lungo letto come modello di stile e le sue orazioni erano ancora note e celebri al tempo di Tacito. Della sua attività di oratore, ci restano, però, solo alcuni frammenti di tre orazioni Contro Vatinio (58-54 a.C.).
Amico intimo di Catullo, Licinio Calvo scrisse anche poesie delle più varie forme e contenuti (l’epillio Io di cui restano sei versi, epitalami, epigrammi, elegie, tra cui famosa quella per la moglie Quintilia), secondo le tendenze dei poeti neoterici.
Delle sue opere, sia prosastiche sia poetiche, si hanno solo pochi e brevi frammenti.



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