La Poesia

Da Cap2.
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Amico intimo di Catullo, Licinio Calvo scrisse anche poesie delle più varie forme e contenuti (l’epillio '''Io''' di cui restano sei versi, epitalami, epigrammi, elegie, tra cui famosa quella per la moglie Quintilia), secondo le tendenze dei poeti neoterici.<br /> Delle sue opere, sia prosastiche sia poetiche, si hanno solo pochi e brevi frammenti.<br />
 
Amico intimo di Catullo, Licinio Calvo scrisse anche poesie delle più varie forme e contenuti (l’epillio '''Io''' di cui restano sei versi, epitalami, epigrammi, elegie, tra cui famosa quella per la moglie Quintilia), secondo le tendenze dei poeti neoterici.<br /> Delle sue opere, sia prosastiche sia poetiche, si hanno solo pochi e brevi frammenti.<br />
  
== '''CATULLO (87 – 54 a.C.)''' ==
 
=== '''La vita''' ===
 
Gaio Valerio Catullo nacque a Verona nel 87 (o forse nel 84) a.C. da un’illustre e facoltosa famiglia proprietaria di case e terreni a Sirmione, sul lago di Garda, a Roma e a Tivoli; suo padre era in ottimi rapporti di amicizia con Giulio Cesare. A Verona Catullo ricevette una raffinata educazione culturale e letteraria che gli consentì di fornire i primi saggi poetici fin dalla sua giovane età. <br />
 
Nel 64 a.C. il poeta si trasferì a Roma, forse insieme al fratello, per completare la sua educazione, secondo la tradizione delle migliori famiglie. Nell’Urbe egli entrò nella vita della società elegante e colta ed ebbe modo di conoscere e di frequentare personaggi di spicco sia del mondo socio-politico (come Giulio Cesare, Pompeo e Cicerone) sia di quello socioculturale (Cornelio Nepote, Ortensio Ortalo, Elvio Cinna, Licinio Calvo e altri).
 
Catullo, ad ogni modo, si astenne, dalla politica attiva.<br />
 
Quello che segnò la vita del giovane poeta fu l’incontro, e la conseguente relazione amorosa, con una donna idealizzata e cantata con il nome di Lesbia, in omaggio alla poetessa Saffo di Lesbo. La donna, molto bella, ma anche molto libertina, probabilmente è da identificare con '''Clodia''', una delle donne più famose della capitale, sorella del tribuno Clodio Pulcro e moglie di Quinto Metello Celere. Sarà un amore molto tormentato, al punto che Catullo, stanco dei continui litigi e tradimenti, nel 57 a.C. decise di mettersi al seguito del pretore Gaio Memmio che partiva per il governo della Bitinia, in Asia Minore. Forse il motivo della partenza, più che la speranza di dimenticare la bellissima ed infedele amante, era quello di rimpinguare il patrimonio che il giovane stava dissipando con grandi spese? Tutto è possibile! Il poeta, però, non ottenne i risultati sperati e l’anno successivo rientrò a Sirmione cercando una pace perduta. Durante il viaggio di ritorno Catullo visitò la tomba del fratello morto qualche anno prima nella Troade e questo fu, forse, l’unico risultato positivo della spedizione. Intanto a Roma, nel 56 a.C., Clodia (Lesbia) fu protagonista di un clamoroso processo intentato da lei stessa contro un ex amante, Celio Rufo. Quest’ultimo fu difeso brillantemente da Cicerone che rinfacciò alla donna ogni genere di nefandezze; da questo, forse, derivò l’avversione del poeta per l’Arpinate. <br />Ben presto, però, Catullo fu attratto di nuovo a Roma, dove ritornò nel 55 a.C. e dove trovò l’ambiente ed i problemi di sempre.<br />
 
 
=== '''La morte''' ===
 
Ormai il poeta, benché giovane, è prostrato sia sul piano fisico sia su quello spirituale e nel 54 a.C. muore a Roma, probabilmente di tisi, a poco più di trent’anni.<br />
 
Sulla morte di Catullo è sorto anche una piccola leggenda. Morì davvero il poeta in giovane età o forse, guarito dall’amore per Lesbia/Clodia, ritornò nella sua Sirmione, si sposò con una brava ragazza e visse altri anni felice? È un’ipotesi suggestiva e niente affatto peregrina. Allora il bellissimo carme VIII (Miser Catulle desinas ineptire …) e davvero l’ultimo ed il poeta, stanco di tradimenti, stanco della turbolenta e corrotta vita della capitale, stanco di tutto si ritirò nella tranquilla provincia. Tutto è possibile. Certo che un Catullo imborghesito e tranquillo non suscita l’entusiasmo di chi lo legge e per questo in ogni caso ci piace vederlo giovane e forte, innamorato e passionale.<br />
 
In ogni modo Catullo muore giovane anche se fosse vissuto fino a cento anni. Egli muore con la sua poesia perché egli è la sua poesia, il suo canto, la sua gioia di vivere ed il suo desiderio di morire quando le cose non vanno come vorrebbe.<br />
 
 
=== '''L’opera''' ===
 
 
Il '''“Liber”''' di Catullo è costituito da 116 carmi ed è dedicato allo storico Cornelio Nepote; con ogni probabilità fu messo insieme, senza ordine cronologico, dagli amici dopo la morte del poeta. Una prima parte (1-60) comprende brevi componimenti in metro vario che il poeta stesso chiamò nugae (sciocchezzuole); una seconda (61-68) contiene invece componimenti di notevole estensione e grande impegno, detti comunemente carmina docta; e una terza (69-116) riprende i temi autobiografici delle nugae, ma nella forma costante dell'epigramma elegiaco.<br />
 
 
=== '''Giudizio''' ===
 
Uomo di vivi sentimenti e di grande sincerità, Catullo ebbe una larga cerchia di amici e di nemici. Non fu favorevole a Giulio Cesare, ma neppure a Pompeo Magno; contro noti personaggi della società romana del tempo scrisse feroci epigrammi o ne delineò ritratti pungenti. In alcuni versi descrisse e criticò i suoi tempi con espressioni che davvero sono ancora attuali, a dimostrazione che “non c’è niente di nuovo sotto il sole”. Nella sua poesia appaiono pure, con grandi effusioni di affetto, gli amici ed i colleghi, cioè Licinio Calvo, Elvio Cinna, Quinto Cornificio, membri di quel circolo dei poetae novi (i poeti eleganti, colti, grecizzanti) cui Caligola stesso in seguito appartenne.<br />
 
La parte più alta del canzoniere catulliano è incentrata sull’amore per Lesbia. Questa vi appare come donna di grande fascino e di cultura raffinata, capace veramente di ispirare un amore totale, ma anche disperato (perditus amor); un amore, quindi, che ha anche una sua storia, in cui si alternano estasi e amarezze. Il poeta dichiara il suo amore a Lesbia, condivide i piccoli episodi della sua vita (la morte del passero prediletto, gli incontri, le conversazioni di società, i pettegolezzi), ne gode i favori; ma, per i tradimenti, giunge alle invettive e alla rottura. La dedizione totale, l'ingenuità esposta ad ogni inganno e capace di ogni generosità, la ricerca ostinata di un affetto, e, dunque. le cadute nelle delusioni più atroci, sono gli elementi personali e vivi della poesia amorosa catulliana, costituendo il fascino perenne di questo poeta intensamente lirico.<br />
 
Il gruppo centrale dei carmi dotti, che testimoniano l'adesione di Catullo all'estetica alessandrina ripresa a Roma dai poetae novi (poesia ricca di elementi mitologici, di imitazioni letterarie, di preziosità formali), portano in ogni modo il segno della sua personalità, capace di ravvivare il materiale erudito. Si tratta di tre epitalami (uno per le nozze degli amici Torquato e Aurunculeia, uno con due cori di fanciulli e di fanciulle e uno col notissimo mito di Peleo e Tetide); di un poemetto sul mito del dio Atti; della traduzione del carme di Callimaco “La chioma di Berenice”, con la dedica all'oratore Ortensio Ortalo e di due elegie, una delle quali in morte del fratello. Il '''Liber''' di Catullo esprime così per intero i programmi d'arte e di vita di un momento singolarmente ricco della storia di Roma e segna il culmine della lirica latina.
 
  
  
  
 
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CIVILTÀ E LETTERATURA LATINA


PARTE SECONDA - IL PERIODO CLASSICO (78 a.C. – 14 d.C.)


Indice

[modifica] CAPITOLO 3 – LA POESIA

[modifica] I POETI NEOTEROI

Poeti neoteroi era l’appellativo dato in senso spregiativo da Cicerone (con l'equivalente latino di poetae novi) ad una scuola di poeti sorta a Roma nel I secolo a.C.. Contrapponendosi all'antica, tradizionale poesia latina delle grandi composizioni epiche, i neoteroi s'ispirarono alla lirica ellenistica, con brevi carmi fortemente personali, spesso amorosi, elaborati in forme raffinate e impreziositi da notazioni erudite. Legati da reciproca amicizia rafforzata dall'origine comune (provenivano quasi tutti dalla Gallia Cisalpina), cultori di un raffinato edonismo, i neoteroi costituirono un cenacolo molto esclusivo, ansioso di evadere dall'urto delle passioni politiche nel culto di una rinnovata poesia. Maestro della scuola è considerato Publio Valerio Catone, ma il massimo esponente è senza dubbio Catullo. Sono, inoltre, da ricordare Licinio Calvo, Elvio Cinna, Marco Furio Bibaculo, Ticida, Quinto Cornificio.

[modifica] LEVIO (Sec. II - I a.C.)

Questo poeta non fece parte della scuola neoterica, ma può esserne considerato come il precursore. Egli, infatti, fu autore di epilli, raccolti con il titolo di Erotopaegnìa (Scherzi d’amore), caratterizzati da elementi mitici ed erotici, sperimentalismo linguistico e ricercatezza formale che influenzarono la scuola neoterica.
Della sua opera, purtroppo, non restano che pochi frammenti.

[modifica] Publio Terenzio VARRÓNE ATACINO (Sec. I a.C.)

Pùblio Terenzio Varrone Atacino nacque nell’82 a.C. ad Atax (da cui il soprannome Atacino) un piccolo paese sul fiume omonimo nella Gallia Narbonese. Trasferitosi a Roma, fece parte del circolo poetico dei neoteroi.
Da San Girolamo sappiamo che, all’età di 35 anni, Varrone Atacino si dedicò allo studio delle lettere greche; questa notizia ci è confermata o, almeno, confortata, dalla produzione di opere che si rifanno alla letteratura ellenica.
La produzione poetica di Varrone Atacino (di cui ci rimangono solo frammenti) fu piuttosto varia: un poema epico di carattere tradizionale, il “Bellum Sequanicum”, sulla guerra di Giulio Cesare contro Ariovisto, scritto probabilmente prima della sua adesione al circolo neoterico; un poemetto erudito di geografia (“Chorographia”); le elegie raccolte sotto il nome di “Leucadia”, il nome della donna amata, e una traduzione delle Argonautiche di Apollonio Rodio.
Varrone Atacino si dedicò, pur senza particolare successo, anche alla poesia satirica, in questo influenzato, forse, da Valerio Catone.

[modifica] Gaio Elvio CINNA (sec. I a. C.)

Gàio Élvio Cinna era originario della Gallia Cisalpina, come Catullo di cui fu amico. Verso il 70 a.C. condusse prigioniero a Roma Partenio di Nicea, poeta elegiaco greco, che influenzò moltissimo sia lui sia gli altri poeti neoteroi. Con l’amico Catullo seguì il pretore Gaio Memmio in Bitinia nel 57. Scrisse un Propempti con per Asinio Pollione in partenza per la Grecia nel 56 a.C.. Molte lodi ebbe il suo epillio Zmyrna, sul mito dell'amore di Mirra per il padre Cinira, scritto alla maniera degli alessandrini, che fu molto ammirato da Catullo. Entrambe le opere, che sono tra le più significative della produzione neoterica, sono purtroppo andate perdute.
Da alcuni storici, Gaio Elvio Cinna è identificato col tribuno dello stesso nome, ucciso nel 44 a.C., nei torbidi seguiti all'assassinio di Giulio Cesare.

[modifica] Marco Furio BIBACULO (103 a.C. - ?)

Il poeta neoterico Marco Furio Bibaculo nacque a Cremona nel 103 a.C.. Questo data di nascita, fornitaci da San Girolamo, agli storici sembra, però, troppo alta e quindi considerata frutto di errore. Il motivo per cui la data del 103 a.C. è considerata errata è che, poiché Bibaculo fece parte del circolo dei neoteroi (forse è da identificare con il Furio del carme 11 di Catullo), la sua nascita dovrebbe essere spostato di 20-30 anni avanti, divenendo, così, coetaneo di tutti gli altri poeti del circolo.
Incerta è la data della sua morte.
Bibaculo fu autore di epigrammi su Publio Valerio Catone, suo intimo amico (ce ne restano due), e di invettive contro Giulio Cesare e Ottaviano, i quali, dall’alto della loro potenza, non si curarono affatto del poeta.
A Bibaculo è attribuito anche “Lucubrationes”, una raccolta di facezie ed aneddoti in prosa; “Annales” o “Pragmatica belli gallici”, un poema epico-storico sulle campagne di Giulio Cesare ed “Aethiopis”, un poema mitologico. Tutte queste opere, però, sono andate perdute.
Alcuni storici sostengono la tesi che siamo in presenza di due diversi autori: un Bibaculo poeta neoterico ed un Bibaculo poeta epico. In questo caso il poeta epico dovrebbe identificarsi con Furio Anziate. C’è da tener presente, però, che non è da escludere l’unicità del personaggio perché vari autori si cimentarono in generi diversi, come, ad esempio, Ortensio Ortalo e Varrone Atacino.

[modifica] LICÌNIO CALVO (82 – 47 a.C.)

Gaio Licinio Calvo fu oratore e poeta. La sua oratoria seguiva l’indirizzo attico ed era molto elegante. Licinio Calvo, infatti, fu a lungo letto come modello di stile e le sue orazioni erano ancora note e celebri al tempo di Tacito. Della sua attività di oratore, ci restano, però, solo alcuni frammenti di tre orazioni Contro Vatinio (58-54 a.C.).
Amico intimo di Catullo, Licinio Calvo scrisse anche poesie delle più varie forme e contenuti (l’epillio Io di cui restano sei versi, epitalami, epigrammi, elegie, tra cui famosa quella per la moglie Quintilia), secondo le tendenze dei poeti neoterici.
Delle sue opere, sia prosastiche sia poetiche, si hanno solo pochi e brevi frammenti.



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