I Fiori del Male
"LES FLEURS DU MAL" - Charles BAUDELAIRE
di
Marco C.
Ci troviamo di fronte a un’opera estremamente difficile da commentare.
Les fleurs du mal hanno per motivo principale l’orrido, la disperazione e i vani e assurdi tentativi di stordirsi e di evadere. Chi conosce Baudelaire, a tal proposito sicuramente avrà in mente il poemetto in prosa Enivrez-vous: POUR N’ÊTRE PAS LES ESCLAVES MARTYRISÉS DU TEMPS, ENIVREZ-VOUS SANS CESSE! DE VIN, DE POESIE OU DE VERTU, À VOTRE GUISE.
Sono poesie di una bellezza amara, il cui significato è attuale e urgente. Di esse abbiamo un commento dello stesso autore, datato 28 febbraio 1866, molto indicativo: DANS CE LIVRE ATROCE, J’AI MIS TOUTE MA PENSÉE, TOUT MON CŒUR, TOUTE MA RELIGION (TRAVESTIE), TOUTE MA HAINE.
Partiamo da queste parole per cercare di capire il significato profondo dei Fleurs du mal, di questi versi quasi magici, che evocano sentimenti perduti, desideri inconfessati, i turbamenti del corpo e dell’anima.
In essi troviamo la presenza di due grandi forze contrastanti, “lo spleen” e “l’ideale”. Non a caso la prima sezione, la più ampia dei Fleurs du mal, si intitola SPLEEN ET IDÉAL.
Lo spleen rappresenta l’ossessione della solitudine, del male e della miseria della condizione umana; l’ideale è il richiamo alla purezza, che per Baudelaire è soprattutto sogno di bellezza poetica. Simbolo di questo ardente desiderio di poesia oltre ogni inquietante disperazione è un agghiacciante appunto, presente nei Journaux intimes, del 23 gennaio 1862:
AUJOURD’HUI… J’AI SENTI PASSER SUR MON FRONT LE VENT DE L’AILE DE L’IMBECILLITÉ.
Ma il sentimento che io sento con maggior intensità è lo spleen, disperazione senza via d’uscita, dallo stesso Baudelaire, in le mauvais moine definita MA TRISTE MISÈRE e presente anche nelle Litanies de Satan: SATAN, PRENDS PITIÉ DE MA LONGUE MISÈRE. Un sentimento che rende incapaci di qualsiasi attività vitale, che dà abbattimento fisico e morale. Ma ancora non si può ritenere di aver definito con chiarezza lo spleen. Il vocabolario, alla voce spleen dice: noia esistenziale, inquietudine, malinconia. Io, però, ritengo che un sentimento così grande e complesso non si possa oggettivizzare, ognuno ha una sua interpretazione. E ritengo che questa interpretazione corrisponde a ciò che ognuno prova leggendo l’ultimo degli spleen, la poesia LXXVIII.
Quel che vedo e provo io è una cupa disperazione insorgente. Vi è la descrizione, densa di metafore, di uno scenario che esclude qualsiasi possibilità di vita felice per chi si abbandona al suo influsso.
L’incedere del tempo, scandito all’inizio delle prime tre strofe da QUAND, si tramuta in minaccia, fa dubitare se mai tornerà un giorno in cui splenda il sole: un orrore senza speranza. Tuttavia la scena è opprimente, ma silenziosa; poi d’improvviso, con immagini acute e violente, si scatena un assurdo frastuono; poi tutto di nuovo si fa silenzioso. La potenza espressiva dell’ultima strofa è straordinaria: la Speranza è vinta e del poeta non resta nemmeno la sua anima: egli ha perduto la dignità e il vincitore pianta il suo vessillo sul suo cranio; e il vincitore si chiama Paura. Siamo di fronte all’annichilimento totale.
È mio parere che in questa grandiosa poesia vi siano tutti gli elementi che costituiscono la grandezza di Charles Baudelaire, poiché egli s’impose un qualcosa di difficile, che pareva impossibile, e tuttavia gli riuscì: egli diede forma poetica alla sua TRISTE MISÈRE. Egli esplorò il fondo oscuro dell’animo umano, rivelandone le brutture, le crudeltà, la lussuria, ma cantandone ad un tempo l’insopprimibile anelito alla bellezza ideale e alla purezza (ricordiamo anche il bellissimo Hymne à la beauté, a tal riguardo). Les fleurs du mal sono un’opera generata dalla disperazione; il loro mondo è un carcere, dove trovare talvolta sollievo o evasione.
Non sembra esserci una via d’uscita, in effetti, eppure io vedo un messaggio positivo, un’esortazione ad andare comunque avanti, esplicata nell’ultima poesia (escludendo Les épaves, le poesie condannate e le liriche aggiunte in seguito), Voyage, con cui si chiudono Les fleurs du mal:
NOUS VOULONS, TANT CE FEU NOUS BRÛLE LE CERVEAU
PLONGER AU FOND DU GOUFFRE, ENFER OU CIEL, QU’IMPORTE?
AU FOND DE L’INCONNU POUR TROUVER DU NOUVEAU!
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