Diogene il Cinico

Da Cap2.

Ecco alcuni aneddoti sul grande filosofo greco Diogene il Cinico


Diogene il Cinico

(Sinope, 412 a.C. ca. – Corinto, 10 giugno 323 a.C. - filosofo greco)

1) Diogene il Cinico aveva espresso il desiderio che, una volta morto, il suo corpo fosse gettato via, senza sepoltura.
- Vuoi forse rimanere esposto alle belve ed agli uccelli? – gli chiesero allora gli amici.
- Certo che no! – rispose il filosofo – Mettetemi accanto un bastone affinché io li possa cacciare via!
- Ma come potrai fare questo se sarai morto e non sentirai più niente? – protestarono gli amici.
- Perché allora dovrei preoccuparmi di essere dilaniato dagli uccelli e dalle belve se non sentirò più niente? – concluse il filosofo.
(Cicerone – Le Tuscolane)

2) Diogene, detto il cinico, una volta se ne andava in giro per le strade di Atene portando con se una lanterna accesa, nonostante fosse pieno giorno.
Ad un tizio che gli chiedeva il motivo del suo comportamento, il filosofo rispose:
- Cerco l’uomo!

3) Il filosofo Diogene non solo era contrario ad ogni lusso, ma evitava di utilizzare e di possedere tutto ciò che non era strettamente necessario. Per questo motivo era detto cinico (cane). Fedele ai suoi principi, egli viveva in una botte ed unico suo utensile era una ciotola di legno con la quale prendeva l’acqua per bere. Un giorno, mentre passeggiava per la città, vide un bambino che, per bere, prendeva acqua da una fontana utilizzando solo le mani.
Così, ritenendola un inutile lusso, Diogene gettò via la sua ciotola.

4) Quando Alessandro Magno giunse ad Atene, tutti andarono ad ossequiarlo, eccetto Diogene il Cinico. Fu così che, ritenendolo degno di stima, il re macedone decise di andare a fargli visita. Lo trovò seduto dentro la botte. Parandosi davanti a lui, Alessandro Magno gli disse:
- Chiedimi tutto quello che desideri e lo avrai!
- Togliti dal sole, che mi stai facendo ombra – rispose Diogene, cui niente serviva.

5) Un giorno Diogene il cinico camminava nei pressi di un fiume. Ad un tratto una donna cadde in acqua e stava per essere travolta dalla piena. mentre tutti si affannavano per cercare di tirare in salvo la poveretta, Diogene si limitò a dire con il suo solito cinismo:
- Ecco un malanno portato via da un altro malanno.

6) Una volta il filosofo Diogene stava cenando con un piatto di lenticchie. Per caso lo vide Aristippo, filosofo che trascorreva la vita negli agi, trascorrendo i suoi giorni a corte e adulando il re. Disse Aristippo:
- Caro Diogene, se tu imparassi ad essere ossequioso con il re, non saresti costretto a dover vivere mangiando robaccia come quelle lenticchie.
Al che Diogene gli rispose:
- E se tu avessi imparato a vivere mangiando lenticchie, ora non saresti costretto ad adulare il re.

7) Alessandro Magno in persona andò da Diogene e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini, egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello:
- Scostati un poco dal sole!
A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d'animo di quell'uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse:
- Se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene".
(Plutarco, Vite Parallele, Alessandro)

8) Alessandro Magno, per prendere in giro il filosofo Diogene, detto il cinico per i suoi comportamenti da “cane”, un giorno gli inviò in regalo un vassoio pieno di ossi. Diogene li accettò senza scomporsi e, nel congedare colui che gli avevo portato il regalo, disse di riferire al sovrano che:
- Il cibo è degno di un cane, ma il regalo non è degno di un re!

9) Si dice che Diogene il cinico aveva uno schiavo di nome Mane. Un giorno quest’ultimo se ne scappò. Il filosofo, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non ritenne di fare qualcosa per riportarlo indietro. Quando un tizio gli indicò dove si trovava lo schiavo fuggiasco, Diogene, senza scomposi, gli rispose:
- E’ vergognoso che Mane può vivere senza Diogene e Diogene non può vivere senza Mane! (Aneddoto riportato da Seneca)

10) Quando Mane, il suo unico schiavo, se ne scappò, Diogene non fece una piega, ma si limitò a dire:
- O fortuna, adesso occupati degli affari tuoi. Ormai di Diogene non c’è più nulla che ti appartiene. Mi è scappato lo schiavo, anzi … me ne sono andato via io … libero!
(Aneddoto riportato da Seneca)

11) Per una serie di circostanze a lui sfavorevoli, Diogene il Cinico fu fatto schiavo. Quando seppe che i suoi familiari si stavano dando da fare per riscattarlo dalla schiavitù, il filosofo esclamò:
- Io schiavo? In verità schiavo è il mio padrone che mi deve dar da mangiare!

12) Quando Alessandro Magno giunse ad Atene, volle conoscere Diogene il cinico. Così si recò da lui e piazzandoglisi davanti in tutta la sua mole, gli disse:
- Io sono Alessandro, il grande re!
- Ed io sono Diogene, il cane – rispose Diogene.
Alessandro Magno rimase stupito da questa affermazione e gli chiese perché si definisse “cane”. Allora il filosofo gli rispose senza timore:
- Dico che sono un cane perché faccio le feste a chi mi da qualcosa, abbaio contro quelli che non mi danno niente e mordo le canaglie!
(Diogene Laerzio – Vite dei filosofi)

13) Durante un banchetto, ovviamente per deriderlo e per deridere la sua filosofia di vita, a Diogene gettarono alcuni ossi, come si fa ad un cane.
Il filosofo non si scompose, ma, andandosene, cinicamente, pisciò loro addosso … come fa un cane.
(Diogene Laerzio – Vite dei filosofi)

14) Un giorno un tale chiese a Diogene:
- Secondo te, come mai gli uomini, che fanno volentieri l’elemosina ai ciechi e agli storpi, non spendono denari per ascoltare la parola dei filosofi?
Diogene, senza scomporsi più di tanto, rispose semplicemente:
- Perché gli uomini temono di poter diventare ciechi e storpi, mentre non temono affatto di diventar filosofi.

15 Quando Diogene si recò nella piccola città di Mindo (città situata poco a nord di Alicarnasso, nella Caria, nell’attuale Turchia), notò che le porte delle mura della città erano state costruite in modo esageratamente ampio e imponente rispetto alle modeste dimensioni del’abitato. Ironico come sempre, non riuscì a trattenere il suo sarcasmo e diede questa beffarda raccomandazione agli abitanti:
- Chiudete bene le porte, se non volete che la vostra città se ne scappi fuori!

16) Diogene, non sopportando la ricchezza di Platone, un giorno si recò nella casa del rivale e, devastando tutto, esclamò:
- Calpesto l’orgoglio di Platone!
Al che Platone replicò seraficamente:
- Con altrettanto orgoglio!

17) Un giorno Alessandro Magno vide Diogene che osservava con estrema attenzione un mucchio di ossa umane. Incuriosito dal fatto ed avendo molta stima del filosofo, il re macedone gli si avvicino e gli domando cosa stesse cercando. Al che Diogene, senza minimamente scomporsi, gli rispose:
- Sto cercando la differenza fra le ossa di vostro padre e quelle dei suoi schiavi.

18) Un giorno Aristippo, uscendo da un bagno pubblico, indossò il vecchio mantello sdrucito di Diogene il Cinico, lasciando al suo posto la sua mantella di porpora.
Quando Diogene si accorse che il suo mantello non c’era più, non avendo null'altro da indossare che la ricca mantella lasciata da Aristippo, uscì dal bagno senza nulla addosso e se ne andò per strada nudo.

19) A Seniade, suo padrone, che gli chiedeva come volesse essere seppellito, il filosofo Diogene, ormai vecchio, rispose:
- Sulla faccia!
Poiché Seniade gliene chiedeva il motivo, Diogene replicò:
- Perché tra poco quel che è sotto si sarà rivoltato all'insù".
Diogene fece questa battuta perché ormai i Macedoni dominavano e da umili erano diventati potenti.
(Vita di Diogene, 74)

20) Un giorno Diogene il Cinico vide un giovane ricco che, con arroganza, ostentava atteggiamenti da maleducato; allora il filosofo gli andò vicino e, parlando ad alta voce affinché quello lo potesse sentire, così commentò il suo comportamento:
- Ecco un mucchio di spazzatura ricoperto d’argento.



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