La coscienza di Zeno

Da Cap2.

LA COSCIENZA DI ZENO - Italo Svevo
di
Marco C.


Indice

AUTORE

Italo Svevo (1861-1928)

NOTIZIE SULL’AUTORE

Pseudonimo di Ettore Schmitz. Di famiglia ebraica, dopo aver compiuti gli studi in collegio bavarese, causa il dissesto finanziario del padre, dovette impiegarsi presso la banca Union. L’insuccesso dei romanzi Una vita (1892) e Senilità (1898) fu tale da indurlo per vent’anni al silenzio letterario. Nel 1907 prese lezioni di inglese da Joyce, esule a Trieste, il quale lo incoraggiò a scrivere un nuovo romanzo. Nel 1923 pubblicò La coscienza di Zeno, il suo capolavoro; morì in un incidente d’auto.

CONTENUTO DELLA VICENDA

Il commerciante triestino Zeno Cosini è indotto dal medico a scrivere la sua autobiografia: condannato dal testamento paterno a vivere di rendita sotto la tutela dell’amministratore, trascorre la vita in uno stato di perenne irresponsabilità, unicamente impegnato ad analizzare la sua malattia e a studiarne i sintomi, giudicando retrospettivamente, in termini negativi, la cura psicanalitica che gli era stata proposta.

TIPO DI NARRATORE

Interno omodiegetico

SIGNIFICATO DELLA VICENDA

Più che la storia di una malattia, La coscienza di Zeno è la storia del rifiuto della guarigione: il nesso salute – malattia è svolto in modo da affermare l’ambivalenza dei termini. Non solo il singolo individuoè malato, ma la stessa vita è malattia, un mondo caotico, preludio ad una catastrofe inaudita prodotta dagli “ordigni” costruiti dall’uomo. Ogni sforzo di guarigione è dunque vano, perché nessuno può sottrarsi alla nevrosi prodotta dalla civiltà del denaro e del possesso. La novità di Svevo sta anche nella sua ironia, nella costruzione di un protagonista “inetto”, radicalmente antitragico e antieroico. L’analisi è concentrata su un protagonista ”qualunque”, in questo non certo erede di D’Annunzio, ma piuttosto di Emilio de Marchi e del suo Demetrio Pianelli, protagonista del romanzo omonimo.

ASPETTO STILISTICO E LINGUISTICO

In questo romanzo lo scrittore triestino, anche grazie alla conoscenza della psicoanalisi, sviluppa un’analisi psicologica di straordinaria profondità e costruisce tecniche narrative modernissime, soprattutto per la tradizione italiana. Attraverso la rappresentazione interiore della nevrosi del protagonista e narratore, l’autore riesce infatti a rendere la soggettività del pensiero e dei ricordi, in una narrazione che appare ormai quasi completamente svincolata dalle convenzioni realistiche ottocentesche. La componente psicanalitica del romanzo rivela il notevole spessore intellettuale di Svevo: fu tra i primi scrittori italiani a conoscere di Freud, di cui condivise la nozione dell’inconscio come limitazione della libertà individuale, senza però riconoscere alla psicoanalisi un valore terapeutico vero e proprio.

SPUNTI DI CONFRONTO

Italo Svevo rappresenta un caso di superamento dei limiti della tradizione narrativa italiana; non a caso fu amico dello scrittore irlandese James Joyce che, con il suo Ulisse e l’utilizzo dello “stream of consciounsness”, rompe con i tradizionali schemi letterari.



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