Il periodo arcaico

Da Cap2.

CIVILTÀ E LETTERATURA LATINA


PARTE PRIMA - L'ETÀ ARCAICA

CAPITOLO 2 - IL PERIODO ARCAICO

La letteratura latina tradizionalmente si fa iniziare con Livio Andronico (Lucius Livius Andronicus), personaggio che non era romano e non era neppure latino, ma proveniva da Taranto, importante città della Magna Grecia, patria di altri celebri personaggi come, ad esempio, il famoso poeta epigrammatico Leonida.
Livio Andronico iniziò la sua attività di letterato traducendo in latino opere greche o portando in scena lavori di ispirazione ellenica. La letteratura che stava nascendo, quindi, era un’imitazione, anche se non certo fredda e pedissequa, di quella greca. I latini, poi, ci metteranno il loro estro e la loro tradizione, ma per lunghi anni continueranno ad ispirarsi ai loro vecchi modelli della grande cultura ellenica.
Quasi a voler ricalcare le orme della letteratura greca, il genere che a Roma viene affrontato per primo è la poesia epica, seguita dalla tragedia e poi dalla commedia. Per quanto riguarda il teatro, qualsiasi testo latino, sia che si trattasse di tragedia sia di commedia, era denominato “Fabula”, con l’aggiunta di un aggettivo che identificava il genere e l’argomento.
Era detta “fabula cothurnata”, o brevemente coturnata, la tragedia che trattava argomenti greci. Essa doveva il nome al coturno, il tipico sandalo usato dagli attori tragici greci.
La “fabula praetexta”, o brevemente pretesta, era, invece, la tragedia di argomento romano. Il nome era dovuto alla toga “praetexta”, la toga listata di porpora che, oltre ad essere usata da magistrati curuli, sacerdoti e ragazzi fino a diciassette anni, era utilizzata anche come costume di scena dagli attori delle tragedie di ambiente romano.
Anche le commedie furono dette fabulae. Era chiamata “fabula palliata”, o semplicemente palliata, la commedia di argomento greco. Il nome le derivava dall’indumento che usavano gli attori sulla scena, appunto il pallio, che era di origine greca. La “fabula togata” era invece di argomento latino e doveva il nome alla toga, una veste romana.
Con il passare del tempo, però, la “dipendenza” dagli autori greci andò affievolendosi sempre più ed in poco tempo, iniziando già con Nevio, gli scrittori latini diventeranno sempre più originali ed autonomi, grazie a personaggi di grosso spessore, quali, soprattutto, Catone il Censore e Lucilio.

LIVIO ANDRONICO (ca. 284 - ca. 204 a. C.)

Lucio Livio Andronico nacque a Taranto verso il 284 a.C.: era dunque originario di una città greca molto importante per tradizioni e cultura. Fu portato schiavo a Roma nel 272 a.C., quando la sua patria fu conquistata dai romani al termine delle guerre tarantine, da un Livio Salinatore che gli affidò l'educazione dei figli. In seguito Andronico fu liberato ed assunse il nome del suo patrono. Livio Andronico, unanimemente riconosciuto come l’iniziatore della letteratura, è una figura di fondamentale importanza anche per la nascita del teatro latino. Egli, infatti, diede inizio al genere drammatico facendo rappresentare nel 240 a. C., secondo la cronologia più accettabile, il primo lavoro teatrale della latinità. Delle sue opere teatrali si conoscono solo poche decine di versi e alcuni titoli. Si tratta di fabulae cothurnatae come Achilles, Aegysthus, Aiax mastigophorus, Andromeda, Equos Troianus, Hermiona, Tereus e di fabulae palliatae come Gladiolus, Ludius, Virgus.
Livio Andronico, è bene ricordarlo, oltre che autore, si esibì anche come attore.
Egli inaugurò anche il genere epico traducendo l'Odissea, cercando di conferirne in ogni modo un’impronta di originalità. In questa traduzione egli usò il saturno, l’antico verso latino.
Grazie a queste attività, Livio Andronico fu considerato poeta ufficiale di Roma. A lui, pertanto, si rivolse il Senato nel 207 a.C. quando, in piena seconda guerra punica, Roma stava vivendo un momento altamente drammatico e decisivo per la sua esistenza: Asdrubale aveva invaso l’Italia e si apprestava con il suo esercito a congiungersi con il fratello Annibale. Il poeta fu incaricato ufficialmente di comporre un carme propiziatorio, che fu poi cantato da un coro di 27 fanciulle. Per la cronaca, Asdrubale fu sconfitto e ucciso sul Metauro ed il pericolo di attacco congiunto da parte dei due fratelli cartaginesi scongiurato.
Livio Andronico ebbe poi l’onore di abitare sull’Aventino, nel tempio di Minerva, quale capo dell’associazione degli scrittori e degli attori (collegium scribarum histrionumque)
Di tutte le opere di questo autore ci sono rimasti solo scarni frammenti.
Livio Andronico morì a Roma verso il 204 a.C..


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