Gli indifferenti

Da Cap2.

GLI INDIFFERENTI – Alberto Moravia

di

Marco C.


AUTORE
Alberto Moravia (1907 – 1990)

NOTIZIE SULL’AUTORE
Scrittore italiano. Esordì giovanissimo nel 1929 con “Gli Indifferenti”, ottenendo un immediato successo di pubblico di critica. L’analisi degli ambienti della borghesia è presente in tutta la sua opera, affrontando problematiche quali l’adolescenza, la vita coniugale, politica e civile.
Tra le opere ricordiamo: “Agostino”, “L’amore coniugale”, “Il disprezzo”, “La noia”.

CONTENUTO DELLA VICENDA
Nel romanzo è rappresentato il disfacimento di una famiglia dell’alta borghesia, resa indifferente ai valori morali, per la falsità del proprio comportamento e per l’incapacità di compiere scelte.

TIPO DI NARRATORE
Onnisciente eterodiegetico

SIGNIFICATO DELLA VICENDA
“Gli Indifferenti” è una lucida e impietosa descrizione della crisi di valori del mondo borghese, in decisa contraddizione con la retorica fascista di un’Italia sana e virile. Non a caso è stato definito il primo romanzo esistenzialista europeo, nel quale è analizzato il rapporto degli uomini moralmente impotenti con la realtà.
Seppur giovane, l’autore mostra una disillusa maturità che lo porta a esprimere un disagio dovuto alla desolata intuizione della pena di vivere, un tema molto caro agli scrittori del Novecento, ad esempio Eugenio Montale.

ASPETTO STILISTICO E LINGUISTICO
Lo strumento migliore di cui si avvale Alberto Moravia per esplicitare la falsità è l’accostare ai dialoghi dei personaggi il loro pensiero, ciò che essi realmente vorrebbero dire. Si scopre, sotto un cumulo di apparenza e finzione, un quadro sconcertante della vita della borghesia romana, dominato dalla frustrazione e dall’alienazione che la stessa borghesia ha nei confronti della vita.
Lo stile dell’autore è volutamente trascurato e antiletterario in quanto vuole esprimere idee critiche e con toni scandalistici e si concretizza in un lucido realismo narrativo.

SPUNTI DI CONFRONTO
L’indifferenza che i protagonisti del romanzo dimostrano, si riallaccia con diversi aspetti trattati da altri autori. Viene subito alla mente il “Male di vivere” di Eugenio Montale, al quale però i protagonisti non sanno porre rimedio, trascinati dalla loro passività. Lo stesso romanzo, in realtà, non ha una fine (come il “non conclude” tipico dell’opera pirandelliana), questa indifferenza non può portare a nessun cambiamento. L’utilizzo frequente del flusso di pensieri per esprimere le sensazioni dei protagonisti richiama d’altronde il “maestro” che introdusse nel romanzo la psicoanalisi, ovvero Italo Svevo con la su “Coscienza di Zeno”.


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