Curiosità latine O

Da Cap2.


OCHE
1) Nell’antica Roma le oche non erano ritenute per niente animali sciocchi tanto è vero che il grande poeta Publio Ovidio Nasone le considerava più sagge dei cani.
2) A Roma le oche erano ritenute un simbolo di fedeltà e di vigilanza in quanto, starnazzando, segnalavano l’avvicinarsi di predatori come volpi e faine, ma anche perché le esse avevano salvato Roma assediata dai Galli di Brenno (il famoso episodio delle “Oche del Capidoglio”).

Offa - Nell’antica Roma la “offa” era una piccola focaccia di farro.

Olio - Nell’antica Roma l’olio di oliva era usato anche per alimentare le lampade: a detta degli studiosi, un litro di olio era sufficiente per fornire circa 130 ore di luce.
Onorificenze - Nell’antica Roma ad un soldato che in battaglia aveva salvato la vita ad un commilitone era conferita una corona di foglie di quercia.

Indice

Orate

Ai romani piacevano molto le orate al punto che, per averle sempre fresche, nelle case dei ricchi si costruivano speciali vasche per allevarle. Di questi pesci, come ci dice lo scrittore Macrobio, ne era talmente ghiotto il patrizio Lucio Sergio Orata al punto che taluni ritengono che il cognomen “Orata” gli derivasse dalla sua passione per le … orate ... come dire, “in nomen numen”.

Ostiari

Nella’antica Roma, gli ostiari erano i chierici che aprivano e chiudevano le porte del tempio.

Ostriche

L’allevamento ed il commercio delle ostriche e dei mitili in genere fu avviata da Lucio Sergio Orata, vissuto tra il 140 ed il 90 a.C., che grazie a questa attività si arricchì notevolmente.

Ovazione

1) L’ovazione era una forma di “trionfo minore” spettante ai generali che avevano sedato sommosse o sconfitto nemici poco agguerriti. Il generale sacrificava una pecora (invece che un toro, come nel trionfo).
2) L’ultima ovazione si ebbe nel 47 a.C..

Ovidio Nasone - Quando nell’anno 8 d.C. fu esiliato da Augusto sul Mar Nero, secondo quando egli stesso ci fa sapere, il poeta Publio Ovidio Nasone (43 a.C. - 17 d.C.) bruciò il manoscritto della sua opera “Le Metamorfosi”. Per fortuna a Roma già circolavano alcune copie del poema che così si salvò e poté giungere fino a noi.




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