Aneddoti A

Da Cap2.

Lucio ACCIO (Tragediografo latino – 170 – 85 a.C.)

Accio, dovendosi recare in Asia, passò per Taranto e andò a far visita a Pacuvio, ormai in età avanzata ed afflitto da una malattia cronica.
Questi, cortesemente, lo invitò a trattenersi alcuni giorni presso di lui; fu allora che Accio, richiestone, gli lesse la sua tragedia, l’Atreo. Si narra che Pacuvio dicesse di trovarvi, sì, sonorità e grandiosità, ma aveva l’impressione che lo stile fosse un po’ duro ed acerbo.
“E' proprio così – gli rispose Accio – e non me ne rincresce: spero, infatti, che sarà migliore quello che scriverò in seguito. Agli ingegni dicono che succede come alla frutta: quella che dapprima è dura ed acerba, diventa tenera e dolce; quella che invece fin dall’inizio è molle, non matura in seguito, ma marcisce.
(Gellio – Notti attiche)

Giovanni AGNELLI detto Gianni
(Torino, 12 marzo 1921 - Torino, 24 gennaio 2003) – Imprenditore e politico
Un giorno Gianni Agnelli incontrò un amico abbastanza adirato che gli disse:
- Ma si può? Un mio conoscente ha data il mio nome al suo cane.
E Gianni Agnelli per consolarlo gli rispose sorridendo:
- Beh! Il nome è lo stesso, ma il cognome è diverso!

ALCIBIADE (Uomo politico greco del V secolo)

1) Si racconta che da piccolo, mentre un giorno giocava, Alcibiade si sentì spingere da un altro ragazzo. Per non cadere per terra, allora, si portò alla bocca il braccio del compagno che lo urtava e sembrava quasi che volesse mangiargli la mano. Quello lasciò subito la presa e gli disse:
- Alcibiade! Mordi come una donna!
- Non mordo come una donna, ma come un leone – gli rispose Alcibiade.
(Plutarco – Vita di Alcibiade)

2) In una occasione, sempre da bambino, mentre giocava a dadi in una viuzza, dopo che Alcibiade aveva fatto il suo tiro, sopraggiunse un carro. Allora Alcibiade ingiunse al carrettiere di fermarsi per i dadi erano caduti proprio sulla strada. Poiché quello continuava ad avanzare, mentre gli altri ragazzi si disperdevano, Alcibiade si stese per terra davanti ai cavalli e disse:
- Adesso passa pure se vuoi!
Il carrettiere indietreggiò spaventato.
(Plutarco – Vita di Alcibiade)

3) Alcibiade aveva un cane bellissimo che, per altro, aveva pagato moltissimo. Un giorno inopinatamente gli tagliò la bellissima coda. Agli amici che lo rimproveravano per quel gesto e, dicendosi pieni di compassione per il cane, lo criticavano per quel gesto, Alcibiade rispose ridendo:
- E’ proprio questo che voglio! Che gli ateniesi parlino di questo fatto e non abbiano il tempo per dire nulla di più pesante sul mio conto.
(Plutarco – Vita di Alcibiade)

4) Il giovane Alcibiade un giorno era impegnato in una accesa discussione con Pericle, ormai anziano, su come si dovesse governare una città. Ad un certo momento Pericle, che stava per avere la peggio, avvilito e deluso dal suo interlocutore, disse:
- Alcibiade, quando avevo la tua età parlavo proprio come te adesso.
E Alcibiade:
- Pericle, come mi sarebbe piaciuto conoscerti quando eri al meglio di te!

ALESSANDRO MAGNO (Re dei Macedoni – IV secolo a.C.)

Alessandro Magno era molto leale con i suoi amici ed a sua volta si fidava di essi. A tal proposito si tramanda che una volta, durante la guerra contro i Persiani, Alessandro Magno si ammalò e fu visitato da Filippo, suo medico oltre che sua amico. Poco prima della vista, al re giunse un messaggio che lo metteva in guardia, avvisandolo che il medico si era venduto ai Persiani. Alessandro Magno non fu per niente turbato o intimorito; accolse Filippo e, mentre beveva tranquillamente la medicina che questi gli avevo portato, gli diede da leggere la lettera che aveva ricevuto.

Indice

Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo

(Medina del Campo, 1394 – Napoli, 27 giugno 1458 - re d’Aragona con il nome di Alfonso V e re di Napoli con il nome di Alfonso I)

Alfonso d’Aragona, re di Napoli, un giorno conversava con alcuni cortigiani. Uno di loro gli chiese:
- Maestà! Quali sono le cose che apprezzate di più!
E il re con un sorriso:
- Quattro cose vecchie: legna vecchia da bruciare, vino vecchio da bere, vecchi amici per conversare e libri vecchi per imparare.


Alfonso X re di Castiglia e di Leon

(Toledo 23 novembre 1221 – 4 aprile 1284)

Alfonso X, re di Castiglia e di Leon, detto il “Saggio”, si preoccupava più dello studio dell’astronomia che del governo del Paese. Di conseguenza egli non vinceva nessuna guerra e perdeva ad uno ad uno gli stati a lui sottomessi. Forse fu per questo che uno storico disse di lui:
- Mentre studia il cielo, perde la Terra!


AMPÈRE

André-Marie Ampère (Lione, 20 gennaio 1775 – Marsiglia, 10 giugno 1836) - Fisico

Il fisico francese Andrè Marie Ampere (1775 – 1836) era una persona molto distratta. Si tramanda che un giorno, dovendo uscire in fretta da casa, attaccò alla porta un foglio su cui era scritto: “Sono uscito”. Qualche ora dopo ritornò e, dopo aver letto il foglio appeso all’uscio, se ne tornò indietro.


ANACREONTE

(Poeta greco – Teo, Turchia 570 a.C. – Atene, Grecia 488 a.C.)

1) Un giorno, Policrate, tiranno di Samo, regalò quattro talenti ad Anacreonte, poeta greco che viveva alla sua corte.
Il poeta trascorse due notti senza dormire e a chiedersi in continuazione:
- Cosa potrei fare con questo capitale?
Il terzo giorno Anacreonte si presentò a Policrate e gli restituì i quattro talenti dicendogli:
- Il dono è ricco, ma il sonno vale molto di più!


ANASSAGORA di Clazomene

(filosofo greco – V secolo a.C.)

I) Il filosofo Anassagora era ormai giunto alla fine della sua esistenza mentre si trovava a Lampsaco, lontano dalla sua patria. I suoi amici, riuniti al suo capezzale, gli chiesero se, una volta morto, volesse essere seppellito a Clazomene, la sua patria.
- Non c’è nessun bisogno che voi facciate questo! – rispose il filosofo – La via per gli Inferi è sempre la stessa.
(Cicerone – Le Tuscolane)

2) Quando Aristippo portò ad Anassagora la notizia della morte del figlio, il filosofo rimase calmo, senza turbarsi per niente. Senza scomporsi minimamente gli rispose sereno:
- Io già sapevo di averlo fatto mortale.

3) Anassagora, ormai vecchio e solo, giaceva avvolto nel suo mantello deciso a farsi morire d’inedia.
Quando Pericle venne a sapere di questo, si precipitò da lui scongiurandolo in molti modi di desistere dal suo proposito. Pericle faceva questo pensando soprattutto alla perdita che egli stesso avrebbe subito se gli fosse venuto a mancare un tale appoggio al suo governo. Anassagora, allora, scoprendo il volto, gli disse:
- Mio caro Pericle, persino quelli che hanno bisogno di una lucerna vi versano l’olio!
(Plutarco – Vita di Pericle)

ANASSIMENE di Lampsaco

(380 a.C. circa – 320 a.C. circa – storico e retore greco)

Alessandro Magno aveva deciso di giustiziare tutti gli abitanti di Lampsaco, città natale di Anassimene, perché questa città si era alleata con Dario, re dei Persiani.
Anassimene, che era stato anche allievo di Diogene, riuscì a salvare la sua città natale ed i suoi abitanti, grazie a uno stratagemma. Per ottenere il suo scopo, egli si era recato da Alessandro Magno per implorarlo e muoverlo a pietà, ma il re, ancor prima che parlasse,giurò che non gli avrebbe concesso quello che chiedeva.
Anassimene, allora, gli chiese di distruggere Lampsaco e i suoi abitanti.
Fu così che Alessandro, per coerenza con quanto aveva giurato, ossia di non accordargli nessuna richiesta, dovette allora salvare la città.

Antistene

(filosofo greco – Atene 436 a.C. – Atene 366 a.C.)
1) Per dimostrare il suo disprezzo per le ricchezze, il filosofo Antistene, discepolo di Socrate, vendette tutte le sue proprietà e tenne soltanto un mantello logoro, che indossava sempre.
Un giorno, però, Socrate gli disse:
- Antistene, io vedo la vanità attraverso i buchi del tuo mantello.

2) Si tramanda che Antistene, il fondatore della scuola Cinica, dopo aver ascoltato Socrate, chiuse la sua scuola, dicendo ai suoi discepoli:
- Io ho trovato il mio maestro, trovatevene uno anche voi.

Aristippo di Cirene

(Filosofo Greco, Cirene, 435 a.C. – Cirene, 366 a.C.)

1) Durante un viaggio per mare, la nave su cui navigava Aristippo fu colta da una furiosa tempesta. Il filosofo fu tanto impaurito dal mare in burrasca, che un suo compagno di viaggio lo prendeva in giro, dicendosi meravigliato della poca saggezza del filosofo.
Aristippo, sarcasticamente gli rispose:
- Non puoi paragonare la mia vita alla tua. Io tremo per la vita di Aristippo, tu non puoi temere la fine di un buono a nulla!

2) Un giorno il filosofo Aristippo di Cirene incontrò un tale il quale, credendo di fare sfoggio di una grande cultura, altezzosamente gli disse:
- Io ho divorato un’infinità di libri!
Il filosofo gli mise una mano sulla spalla e con un sorriso gli rispose:
- A dir la verità i più sani non sono quelli che mangiano di più, ma quelli che digeriscono meglio!

3) Un giorno il tesoriere di Dionisio, un certo Simo, un birbante originario della Frigia,mostrò ad Aristippo la sua casa, una magnifica abitazione pavimentata a mosaico.
Aristippo, senza proferire parola, espettorò profondamente e poi gli sputò in faccia.
Simo protestò vivacemente, ma Aristippo, di rimando, lo zittì dicendo:
- Non avevo un posto più adatto!
(Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, II 75)

4) Una volta Aristippo stava discutendo con un uomo circa la retta chiesta per dare lezioni al figlio.
Quando udì che il filosofo chiedeva 500 dracme, l’uomo gli disse:
- 500 dracme? Ma io con 500 dracme mi compro uno schiavo!
E Aristippo seccamente gli replicò:
- E tu compralo, così te ne ritroverai due: quello che hai comprato e tuo figlio!
(Diogene Laerzio, Vite dei filosofi)

5) Un giorno un tizio chiese ad Aristippo un consiglio sulla moglie che doveva scegliere.
Il filosofo rispose seriamente:
- Bella ti tradirà; brutta ti dispiacerà; povera ti rovinerà; ricca ti dominerà.

ARISTOTELE (filosofo greco)

Una volta Aristotele, il grande filosofo greco, si trovò a contatto con un tizio che lo inondò con un fiume di parole. Dopo molto ciarlare, quel logorroico chiese al filosofo se per caso tutte quelle chiacchiere lo avessero per caso offeso. Al che Aristotele, seraficamente, rispose:
- Ma no, per Zeus! Mentre tu parlavi, io badavo ad altro! (Diogene Laerzio – Vita dei filosofi)

AUGUSTO (Ottaviano Augusto - Imperatore romano)

I) Quando le legioni romane, comandate da Quintilio Varo, furono annientate dai Germani nella foresta di Teutoburgo, l’imperatore Augusto rimase talmente costernato che si lasciò crescere la barba e i capelli e di tanto in tanto batteva la testa contro le porte gridando:
- Varo, Varo, ridammi le mie legioni!
Svetonio – Vite dei Cesari)

II) Tra i commensali dell’imperatore Ottaviano Augusto c’erano spesso i poeti Virgilio e Orazio. Poiché Virgilio soffriva d’asma e Orazio di una fastidiosa infiammazione agli occhi, i due poeti spesso si lamentavano delle loro malattie. Un giorno stanco delle loro lagne, Ottaviano esclamò:
- Povero me, che mi ritrovo a vivere tra sospiri e lacrime.

III) Si narra che in punto di morte, l'imperatore Augusto si rivolse a coloro che lo stavano assistendo rivolgendo la formula con la quale in teatro si annunciava la fine dello spettacolo:
- Acta est fabula! (la commedia è finita).
… Detto questo, morì.

IV) Un giorno, per stuzzicarlo e spingerlo a fargli un dono, con fare da sornione, un cortigiano disse all’imperatore Augusto:
- Si dice in giro che tu voglia farmi un bel regalo!
E l’imperatore, di rimando:
- Lo sai che non bisogna dare ascolto alle chiacchiere della gente!


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